C’è chi prevede che l’uscita dall’Euro rappresenti l’esito inevitabile di una situazione economica ormai non più sostenibile per i Paesi periferici …
… e chi sostiene animatamente che i cambi flessibili,
la ritrovata sovranità monetaria, i controlli sui movimenti di capitale, e così
via, siano la condizione necessaria per tornare ad avere crescita e giustizia
sociale.
Bene. Ne prendo buona nota. Ma in questo momento
non vorrei neanche soffermarmi più di tanto su questa prospettiva:
infatti, se questo è l’unico
esito possibile della crisi, significa che l’uscita dall’Euro ci verrà imposta
dai mercati finanziari, indipendentemente dalla nostra comprensione e volontà …
… e se invece si tratta di una
conquista per cui lottare, vorrà dire quando si dovesse concretizzare in Italia
una proposta politica in tal senso, con un programma chiaro per il “dopo” ed un
minimo di prospettiva di successo, allora la valuteremo serenamente, senza
pregiudizi.
Fino ad allora, fino a che non si avveri uno di
questi due eventi, trovo inutile continuare a arrovellarsi sempre su
questa prospettiva. Meglio piuttosto interrogarsi
su cosa possiamo fare fin da subito per tentare, almeno, di arrestare il
declino.